Lucy Liyou
Tra pennellate impressioniste e abrasioni elettroniche, Lucy Liyou dipinge un paesaggio sonoro mercuriale dove si stagliano intime meditazioni su memoria, sopravvivenza, e desideri al di sotto della soglia dell'espressione.
Lucy Liyou è unə musicistə di origini coreane natə a Philadelphia. Pianistə di formazione classica e spiccata sensibilità pop, Lucy Liyou è un* di quellə rarə musicistə “sperimentali” per esigenza – di mescolare generi, esplorare tecniche e tematiche spintə unicamente dalla propria ricerca. La sua musica, difficilmente collocabile in un genere, interpola field recordings, poesia, repertorio pianistico Impressionista e concrezioni testurali post-industriali in composizioni affettivamente e concettualmente complesse. Nei suoi lavori più recenti, accolti entusiasticamente dalla critica, trae ispirazione dal pansori coreano, forma tradizionale di storytelling musicale, per esplorare gli effetti dell'Orientalismo e dell'occidentalizzazione. La voce come vettore dell'identità gioca un ruolo fondamentale nel suo lavoro, ma in modi controintuitivi, coscienti e allo stesso tempo indifferenti delle attuali tendenze. Sospesa tra canto e narrazione, la voce è filtrata da effetti digitali o talvolta interamente delegata a tecnologie text-to-speech, la cui “banale” impersonalità lə permette di andare al cuore di affetti e conflitti (intergenere, interculturali, intergenerazionali) e connettere il particolare all'universale, il personale con l’astratto.
Un progetto di Cripta747 a cura di Mattia Capelletti in collaborazione con Fondazione Studio Rizoma e Sicilia Queer Festival con il sostegno del Ministero della Cultura.